In un articolo precedente, scrivevamo che la precarizzazione del lavoro e la vita precaria cui sono costretti milioni di giovani ed almeno un milione e mezzo di lavoratori in età matura in Italia, è sorte condivisa nell’ Europa dei 27 paesi membri, e nel resto del mondo.
Ora troviamo una conferma dove forse meno l’aspettavamo.
Nella Spagna di Zapatero, i giovani vivono le stesse contraddizioni e frustrazioni dei coetanei italiani: permanenza nella famiglia di origine fino a trentacinque anni di età, possibilità di uscire solo in appartamenti in affitto condivisi in tre o più persone, in alternativa mutui per l’acquisto della casa di trenta/quarantanni, e paghe medie di € 785 mensili per gli uomini, di € 573 per le donne.
I giovani laureati ingegneri, architetti, professori universitari e quanti altri arrivano a mille euro al mese, dopo anni di studio, laurea, a volte un master, conoscenza delle lingue e preparazione informatica…
Sembra il ritratto dell’ Italia.
Allora viene da pensare che forse il problema non è avere come premier Prodi o Zapatero, ma che la soluzione del problema è rispolverare un vecchio slogan: contestazione globale come nel ’68, questa volta alla globalizzazione!
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