Nel precedente articolo a margine della recensione dei film, viene indicata la solidarietà come unica via di salvezza possibile per ognuno dei protagonisti, che tuttavia nelle rispettive storie scelgono soluzioni individualiste per affrontare la situazione in cui si vengono a trovare.
Ma perché la parola “solidarietà”, spesso ricorrente nei discorsi della classe lavoratirce degli anni sessanta e settanta è così caduta in disuso, tant’è che nessuno si ricorda più, quando è cominciata a non essere più adoperata?
A rinfrescarci la memoria provvede l’ultimo libro di Naomi Klein “Shockeconomy”.
Scrive Naomi, che quando finalmente le teorie nefaste del capitalismo sfrenato e selvaggio di Milton Friedman della scuola di economia dell’Università di Chicago, trovarono un paese reale in cui essere sperimentate, la scelta degli strateghi politici americani cadde sul Cile (1973) ed in seguito su tutto il cono del Sud (Brasile, Argentina ed Uruguay).
Tutti questi paesi subirono un golpe, cioé uno shock politico e sociale, su cui si innestò subito uno shock economico come la riforma in senso neoliberista delle rispettive economie.
Il golpe militare e la riforma economica erano necessari per eliminare dalla cultura di questi paesi il sentimento della solidarietà, “quel sentimento di interconnessione sociale che ci porta istintivamente ad aiutare gli altri”, ed il senso collettivo, ma per sradicarli dalle menti e dai cuori di attivisti, lavoratori, sindacalisti e politici di sinistra, si rese simultaneamente necessaria la tortura su larga scala, insieme con le sparizioni ed i massacri, in modo che della parola “solidarietà” si perdesse anche la memoria.
Senza la forza bruta della dittatura militare, la riforma neoliberista delle economie dei paesi del cono del Sud, con il suo corollario di decine di migliaia di morti e centinaia di migliaia di torturati, non si sarebbe mai potuta realizzare.
Ora a distanza di oltre trent’anni da quei tragici avvenimenti, grazie alle teorie del l’ultimo “guru” americano Jeffrey Sachs che intende dimostrare come il libero mercato non sia incompatibile con la democrazia, l’economia liberista è stata esportata anche nelle democrazie occidentali dove il consenso deve essere conquistato con le elezioni, ed anche qui di solidarietà ormai più nessuno parla.
910 Visite totali, nessuna visita odierna