Continua l’offensiva contro i lavoratori, Berlusconi e Veltroni complici
Il licenziamento intimato senza giusta causa o giustificato motivo è dichiarato nullo ed il datore di lavoro è tenuto a reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro
Questo lo sancisce l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, ma questo è anche ciò che imprenditori e molti, troppi politici, vorrebbero cancellare.
Se nella formazione guidata da Berlusconi, l’idea di abolire l’articolo 18 è ricorrente ed esplicita, nel Partito democratico la situazione crea un po’ più di imbarazzo. Comprensibile del resto, visto che non ci si può dimenticare che personaggi come Ichino e Calearo, solo per citarne alcuni, siano candidati nel partito di Veltroni.«Chi tocca l’articolo 18 muore. E badate, non è un’iperbole: c’è chi ha perso la vita su questa questione» sostiene Ichino.
Riguardo l’articolo 18, il giuslavorista milanese si dice preoccupato per «un diritto del lavoro che si applica soltanto a metà dei lavoratori dipendenti, circa 9 milioni e mezzo di persone, su una forza-lavoro di oltre 22. Restano fuori quasi altrettanti lavoratori in posizione di dipendenza: non solo quelli delle piccole imprese, ma anche i collaboratori autonomi, i lavoratori a progetto, gli irregolari. Oggi la parte non protetta dei lavoratori porta sulle spalle tutta la flessibilità di cui il sistema ha bisogno, mentre nella metà protetta l’inamovibilità genera inefficienze gravi e anche posizioni di rendita inaccettabili. Il precariato permanente è l’altra faccia dell’inamovibilità dei lavoratori regolari».
La traduzione è presto fatta: il precariato si combatte rendendo più facile il licenziamento. Ci si chiede come questa bizzarra tesi si possa coniugare con la sensibilità di alti esponenti del sindacato, di area Pd, come Paolo Nerozzi della Cgil e Pier Paolo Baretta della Cisl, che infatti considerano insensato tornare a discutere ora della protezione dal licenziamento senza giusta causa.
Di sicuro questa è un’altra dimostrazione di come il «ma anche» veltroniano, con l’entrata nel vivo della campagna elettorale, stia delineando uno spostamento oggettivo dell’asse programmatico del Partito democratico verso destra. Nella grande “ammucchiata” che vede nella stessa lista capitani di industria e operai, ormai è chiaro da che parte pesa la bilancia.
(dal sito Sinistracorsico 7 marzo 2008)
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